Cosa visitare
a Otranto
di
Sabrina Merolla
Otranto è il comune italiano più a est ed è famoso come “la porta d’Oriente”.
È una città molto conosciuta per le sue bellezze naturali e storiche, ma anche molto pronunciata quando si fa lo spelling.
Se devi specificare la pronuncia di una parola che contiene la lettera “o” non dici “o di Otranto”?
Negli anni ho realizzato molti video su questa città e ho scritto molteplici racconti che la riguardano.
Mi è facile, quindi, darti preziosi consigli su cosa visitare a Otranto e dintorni,
segnalandoti cosa vedere in questa città anche in un giorno.
Hydruntum
Hydruntum è il nome latino di Otranto e deriva dal torrente Hydrus che nasce dalla sorgente di Carlo Magno, situata sulla strada provinciale Otranto-Uggiano La Chiesa. Questo flusso d’acqua percorre la valle per tre chilometri, fino a sfociare nel porto di Otranto, nei pressi dei giardini pubblici.
Quindi, per via dell’originario nome latino della città, puoi chiamare gli otrantini anche “idruntini” e appellare “idruntina” l’atmosfera che si respira nella città.
La prima alba d’Italia
Otranto è la città che in Italia vede per prima sorgere il sole.
Per assistere a questo momento topico, devi raggiungere il Faro di Punta Palascìa a Capo d’Otranto, il luogo geografico più a est d’Italia, dove il sole, ogni giorno, pian piano ascende dai monti albanesi e dà vita al nuovo giorno che nasce.
Da qui, se il cielo è terso e limpido, potrai scorgere la costa albanese, distante solo 75 km nel punto più stretto del canale.
In questo luogo estremo, l’orizzonte si tinge di arancio e i riflessi della palla infuocata formano una scia luminosa nel mare che diventerà sbalorditiva se attraversata da una barca a vela.
Il Faro di Punta Palascìa a Capo d’Otranto
Se vuoi esplorare il punto geografico più a est d’Italia, devi raggiungere Capo d’Otranto. Questa penisola rocciosa segna la divisione tra Mar Adriatico e Mar Ionio che, secondo le convenzioni nautiche, si separano sulla linea del 40° parallelo nord terrestre.
Qui sorge il Faro di Punta Palascìa, considerato uno dei cinque fari più importanti del mediterraneo dall’Unione Europea.
Raggiungere questo luogo è piuttosto semplice.
Prendi la litoranea costiera verso sud, in direzione Santa Cesarea Terme, e fermati sulla sinistra in uno spiazzo sterrato situato all’altezza della Marina Militare.
Parcheggia e incamminati nel sentiero scosceso che, passo dopo passo, ti svelerà il faro
Indossa scarpe ginniche e abbigliamento comodo per una passeggiata memorabile che, previa prenotazione ai gestori del faro, potrà condurti fino all’interno della cupola dove è situata la lanterna. Ti ritroverai avvolto dal vento e dominerai una visione azzurra che ti trasmetterà forte il senso dell’infinito.
Il Castello di Otranto
La fortezza otrantina ispirò il primo romanzo gotico della storia intitolato “Il castello di Otranto” scritto dal letterato inglese Horace Walpole e pubblicato nel 1764.
Porta Alfonsina
Per entrare nel centro storico di Otranto, si oltrepassano due porte storiche ravvicinate e in sequenza, una dopo l’altra. La prima è Porta Terra, la seconda è Porta Alfonsina, considerata da sempre il principale accesso al borgo antico.
Racchiusa da due torri cilindriche, fu costruita nel 1481 in onore di Alfonso d’Aragona, duca di Calabria, che liberò Otranto la città dall’assalto dei turchi.
La Cattedrale e il suo mosaico pavimentale
La Cattedrale di Otranto è una delle più importanti espressioni del romanico pugliese. La sua fama è legata soprattutto al mosaico che pavimenta buona parte dell’interno.
Fu realizzato tra il 1163 e il 1165 dal monaco Pantaleone.
È lungo 54 metri e largo 28 metri.
Milioni di tessere policrome di duro calcare disegnano un grande albero della vita tra i cui rami potrai distinguere protagonisti ed eventi conosciuti dall’umanità fino al Medioevo.
La visione d’insieme giungerà al tuo sguardo come una summa enciclopedica del sapere umano dell’epoca.
La costa di Otranto
La costa otrantina si estende per ben 25 km ed è un alternarsi di tratti rocciosi e fasce sabbiose che ritmano un percorso con vedute paesaggistiche di grande bellezza.
Gli amanti della natura e gli appassionati di fotografia, percorrendo la costa otrantina, potranno appagare sguardo e cuore di scenari unici.
Concediti due rotte: quella verso sud e quella verso nord.
Entrambe riservano itinerari emozionanti alla scoperta di oasi naturali preziose e anfratti marini leggendari a cui si legano importanti eventi storici.
La tua vacanza ad Otranto si arricchirà di scoperte ed emozioni.
Laghi Alimini
I Laghi Alimini sono due e il loro nome deriva dal greco antico “límni” che significa lago.
Alimini Grande è un lago di acqua salata perché il mare confluisce al suo interno.
Alimini Piccolo è generato da varie sorgenti di acqua dolce e, d’estate, con il fenomeno di evaporazione delle acque, tende a diventare salino.
Il laghetto di bauxite
I dintorni di Otranto custodiscono ambientazioni sbalorditive come il “Lago Rosso”, una cava di bauxite in disuso sul cui fondo una falda acquifera ha creato uno specchio verde smeraldo tra le dune scarlatte.
Si tratta di una cava di estrazione della bauxite, minerale dal quale si ricava l’alluminio, che venne definitivamente abbandonata nel 1976 a causa del costoso processo estrattivo.
Il paesaggio è surreale. Il verde selvaggio sfolgora sul rosso intenso dei declivi che contrasta con l’azzurro striato del cielo e con il blu cobalto del mare sullo sfondo.
In questo eden alieno, la natura si è ripresa ciò che è suo, adornando un insospettabile sito di archeologia industriale che appare come un graffio marziano di roccia scoperta proteso verso l’orizzonte levantino.
Dove mangiare a Otranto
Marinero è un ristorante di pesce a Otranto, situato nel cuore del centro storico a 100 passi dal Castello Aragonese.
In questo angolo pulsante del borgo antico si rievoca la cultura marinara. Sorprendenti piatti di pesce raccontano una storia di sfide, sacrifici e sapori secolari.
Per questo, i nomi delle antiche barche sono incisi sui tavoli dove sfilano piatti di crudi e di cotti, accompagnati da vini in prevalenza pugliesi e anche biologici. Le tovagliette su cui si posano sono fatte con la carta per avvolgere il pesce e recano un inedito acquerello del Faro di Palascìa.
Siete nel punto più a est d’Italia, ricorda l’iscrizione, dove sorge sempre la prima alba italiana.
Si parte con i Toccassaggi, sfizi di apertura con materie prime locali che omaggiano il Salento, la Spagna e la Grecia.
La carta dei cibi ricorda che l’antica Scapece Gallipolina deriva dall’escabeche spagnola.
Il Gran Cru di Mare riserva ostriche, scampi dell’Adriatico e gamberi rossi di Gallipoli.
Il Polpo di Fulmine fa colpo al cuore.
La Fritturina dell’Adriatico arriva con verdurine croccanti e lime.
Il Cousibbonu è un cous cous con verdure al vapore e filetti di sgombro sott’olio.
Poi arrivano i Toccammangi, altro sorprendente neologismo che abbandona le classiche categorie di primi e secondi piatti.
I Medaglioni di pasta ripieni di pescato del giorno sono sartoriali e conditi con polpa di riccio, rametti di critmo e fili di agretti.
Il flusso di sapori sprigiona un’evocata sapienza antica, rivisitata in un gusto attualissimo.
Ne deriva un’esperienza di piatti del buon ricordo che il viaggiatore porterà con sé, per sempre.